FEEL THE BEAT
Feel the beat
“Feel the beat” ossia “sentire il ritmo” è uno strumento più potente ed efficace di ciò che sembra. Presuppone il porsi in ascolto di sé stessi, a partire dal ritmo del cuore per trarne contenimento dall’ansia, recuperare il respiro, ascoltare ciò che corpo e mente comunicano, in altre parole SENTIRE.
La musica ha scopi anche terapeutici ed è una tra le risorse a nostra disposizione per scoprire qualcosa in più su di sé, per auto-motivarsi, per trarre benessere.
Da sempre la musica accompagna ogni momento della nostra esistenza. Il legame tra psicologia e musica è facilmente intuibile perché le note scatenano forti passioni, legami sociali e ispirano una forma di comunicazione che non passa attraverso le parole.
La vita in sé è musica, scandita da ritmo e armonia.
Il battito del cuore è ritmico, l’alternarsi delle stagioni, del giorno e della notte, le fasi lunari, il ciclo riproduttivo femminile… tutto segue un ritmo ben preciso. L’armonia invece, è la ripartizione proporzionata e bilanciata fra tutto ciò che ci circonda: acqua, terra, aria, cielo…vita!
Numerosi studi recenti dimostrano il legame tra psiche e musica: è stato dimostrato quanto l’ascolto intimo e indipendente della musica implichi un efficace meccanismo di autoregolazione delle proprie emozioni. In questa accezione, l’ascolto musicale potrebbe essere usato per trasformare, mantenere o rinforzare emozioni e stati d’animo, o anche solo semplicemente per rilassarsi.
È facilmente intuibile il perché ascoltare musica allegra susciti e provochi piacevoli ricordi; ma perché si ascolta la musica triste? Quale specie di stimolazione “autolesionista” ci spinge quando siamo tristi, ad ascoltare musica altrettanto triste?
Ebbene, i brani malinconici sembra che abbiano la capacità di provocare emozioni romantiche parallele alla tristezza, che contrastano l’effetto deprimente. Secondo gli studiosi, la tristezza comunicata dalla musica sarebbe meno minacciosa di quella reale e quindi l’ascolto aiuta a gestire le emozioni negative in modo indiretto. A differenza della tristezza provocata dalla vita quotidiana, quella proveniente dalla musica viene vissuta dal nostro cervello come piacevole. Secondo Van den Tol & Edwards (2011), l’ascolto di brani tristi avrebbe una funzione auto-regolatoria , che consiste nel riproporre l’esperienza emotiva, per rimanere in contatto ed intensificare i propri stati emotivi; rievocare ricordi passati, spesso associati al brano scelto; ricercare la “vicinanza di un amico” simbolico. Inoltre, la scelta di un brano triste in momenti tristi, potrebbe essere una valida strategia di coping per fronteggiare un evento spiacevole o stressante.
L’ascolto di una canzone triste può agevolare l’accettazione, può significare ricevere supporto, o avere una funzione empatizzante, in particolare per gli adolescenti, i quali utilizzano spesso la musica come riparo al proprio umore (Saarikallio, 2008).
Ascoltare musica in generale significa allinearsi al proprio stato emotivo, potenziando sentimenti o contenendo emozioni, significa alleviare la solitudine e addirittura rigenerare le cellule cerebrali.
Esistono musiche e brani capaci autonomamente di restituire uno stato emotivo migliorativo poiché capaci di veicolare messaggi importanti, che intensificano sensazioni e inducono alla motivazione.
Ma la musica è anche storia e cultura: si pensi al ruolo della musica nell’espressione dell’auto affermazione, nella lotta femminista contro il razzismo e il patriarcato, nella sovversione di stereotipi maschilisti.
Esiste un vero e proprio filone musicale chiamato “female power”, che afferma il potere femminile, la forza delle donne e il grido di coraggio che le rende complici e mai sole. Dagli anni 70 ai giorni nostri, le donne cantano la loro forza: Nina Simone, Aretha Franklin, Billie Holiday, Janis Joplin e Patti Smith, fino a Madonna, e Rihanna dei giorni nostri. Donne cantanti impegnate nella denuncia della violenza sulle donne, nella lotta alla disparità di genere, e nella diffusione della solidarietà femminile.
Questa rubrica di musica e psicologia ha lo scopo di porre attenzione sugli effetti della musica, perché essa è cultura certo, ma è soprattutto espressione del sé, nonché un sostegno psicologico, terapia comunicativa, è un valido abbraccio in qualunque momento.
Ascoltate musica, coltivatela, approfonditela, esploratela, praticatela in qualunque modo perché ognuno di noi nasce capace di fare musica, a partire dal ritmo di ogni nostro battito, che si fa voce con ogni singolo respiro.
dott.ssa Annachiara Gravinese – psicologa Centro Antiviolenza Pandora – Annamaria Bufi
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