Centro Civico Annamaria Bufi – Cav Pandora: un anno di attività
In qualità di soggetto gestore del Centro Antiviolenza territoriale, il Centro Antiviolenza Pandora ha inaugurato la nuova struttura e l’inizio delle attività in data 11 luglio 2019.
Dall’inaugurazione alla fine di giugno 2020, infatti, il Cav ha registrato 63 accessi, di cui 48 prese in carico e 3 inserimenti in casa protetta.
L’incipit degli accessi è quasi sempre una richiesta di informazioni che durante il colloquio diviene quasi esclusivamente una necessità di consulenza legale e psicologica.
Nel primo semestre dell’attività, l’80% degli accessi registrati sono stati di natura spontanea, il 15% sono stati invii delle forze dell’ordine (Carabinieri esclusivamente) mentre il restante 5% è stato inviato da altri servizi territoriali (Csm, Servizi Sociali, altro). Nel secondo semestre dell’attività, sono aumentati significativamente gli invii effettuati dai Servizi Territoriali e dalle Forze dell’Ordine, come effetto del lavoro sinergico e sempre più) coordinato fra il centro antiviolenza e gli altri attori della rete antiviolenza. Il 20% infatti sono stati gli invii dei Servizi Territoriali (Servizi Sociali, CSM, Consultorio diocesano), il 20% sono stati gli invii delle forze dell’ordine (Carabinieri esclusivamente), e il restante il 60% degli accessi registrati sono stati di natura spontanea.
Il 90% delle donne che si rivolgono al centro sono di Molfetta mentre il restante 10% provengono dai paesi limitrofi (Giovinazzo, Terlizzi, Bisceglie, Ruvo di Puglia).
L’età anagrafica delle donne varia dai 20 ai 76 anni.
Le richieste più consistenti riguardano la consulenza legale civilistica per conoscere gli scenari di un eventuale procedimento di separazione fra coniugi e il sostegno psicologico, al fine, soprattutto, di prendere coscienza della condizione di vittime di violenza in cui versano.
Le operatrici del Centro sono presenti in sede tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.
La presenza costante delle operatrici all’interno del Cav ha una presenza sul territorio di cui si avvertiva fortemente il bisogno, in considerazione degli accessi registrati in questo anno di attività.
Le attività di sensibilizzazione sono cominciate l’11 luglio 2019, in cui ha avuto luogo l’evento inaugurale dell’apertura del Centro civico.
Si è attivata sin da subito una stretta collaborazione con l’Arcigay Bat e Bari che ci ha viste ospiti in diverse manifestazioni di sensibilizzazione sulla tematica dell’educazione alle differenze e della violenza contro le donne
Il centro antiviolenza Pandora, ha organizzato, altresì, nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e promozione delle attività del centro, due incontri nel mese di ottobre aventi a tema informazioni sulla tematica dell’endometriosi e di presentazione di un libro “La gabbia di Anna” scritto da un’avvocata che ha seguito personalmente il percorso di affrancamento di una donna dalla sua gabbia, appunto, di vessazioni e violenze continue e reiterate. La presentazione del libro ha consentito un incontro formativo con gli studenti e le studentesse dei Licei classico e scientifico di Molfetta. Il Convegno sull’endometriosi ha visto un parterre di relatori di rilievo fra cui il professor Tajani, medico specializzato in ostetricia e ginecologia e l’Assessore Balducci. Sono intervenute altresì la dott. Pacifico, nutrizionista, la dott.ssa Grillo, psicoterapeuta e la sig.ra Mara Grillo, referente territoriale dell’associazione APE.
Nel mese di Novembre in cui ricorre la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, il Cav ha incontrato numerose scolaresche degli istituti superiori del territorio, fortemente interessati a dialogare con le operatrici sulle attività del centro e sulle problematiche relazionali in cui le donne si ritrovano imprigionate. Il giorno 25 novembre, l’ente gestore ha organizzato all’interno del Cav un concerto di musica rock con una performance teatrale tratta dal monologo di Franca Rame “lo stupro”.
Nel mese di dicembre si è svolto presso la scuola media “Giaquinto” un percorso, svolto con le terze classi dell’istituto, per promuovere la parità fra uomini e donne attraverso la messa in discussione critica degli stereotipi che condizionano il genere femminile e quello maschile e che costituiscono l’humus da cui germinano disparità e violenze.
Il progetto, dal titolo “Pari e Impari”, ha visto le operatrici del centro impegnate per 6 appuntamenti e ha portato alla realizzazione di un cortometraggio recitato dagli studenti e dalle studentesse che destrutturava gli stereotipi di genere e di un cartellone dal titolo “Mettiamoci la faccia” .
A dicembre è iniziato un percorso dedicato a bambini e famiglie di letture animate aventi a tema l’educazione alle differenze che si è concluso a febbraio in collaborazione con l’associazione “Antiqua Mater”.
Sempre a dicembre è cominciato un percorso di gruppo rivolto a tutte le donne sul potenziamento delle abilità comunicative assertive per prevenire la violenza nelle relazioni interpersonali attraverso l’affermazione non aggressiva e costruttiva dei propri bisogni e delle proprie opinioni: “ La palestra dell’assertività”
A febbraio si è svolto un cineforum, dal titolo “Eroine di tutti i giorni”, che ha permesso la proiezione di tre film a varia trama che avevano in comune le donne e la loro capacità di resilienza o di emancipazione dalla violenza.
A fine febbraio l’emergenza sanitaria ha impattato fortemente sulla organizzazione del Centro. Il Cav è sempre rimasto aperto, anche durante la quarantena, il servizio è stato garantito utilizzando tutte le precauzioni imposte dalle linee guida governative, permanendo in struttura in numero ridotto, agevolando lo smart working, le riunioni online e i colloqui delle utenti già prese in carico tramite Skype o altre piattaforme. L’epidemia da Covid-19 ha costretto le donne vittime di violenza a condividere le mura domestiche senza soluzione di continuità con il partner maltrattante. La quarantena a cui tutti siamo stati sottoposti ha fatto registrare un calo nelle richieste di aiuto che nel mese di marzo sono state soltanto 2 e tutte concentrate nella prima decade.
In linea con i dati del 1522 e dei Centri Antiviolenza di tutto il territorio regionale, il calo degli accessi e delle richieste di aiuto è stato anche legato alla scarsa informazione riguardo la possibilità di inserire nell’autocertificazione la motivazione “motivi di necessità” per recarsi al più vicino Cav. Sono state promosse campagne di informazione capillarmente su tutto il territorio regionale e nazionale.
Grazie ad esse, agli inizi di aprile si è assistito ad una inversione di tendenza e ad un aumento esponenziale degli accessi che hanno raggiunto quota 8 nel solo mese di aprile, 4 nel mese di maggio a cui si sono aggiunti, 4 accessi telefonici, a cui si sono aggiunti 7 accessi nel mese di giugno.
Durante il lockdown sono continuate le attività di prevenzione della violenza nelle relazioni intime, servendosi di modalità online. E’ stata attivata una Google Classroom che ha registrato un discreto numero di partecipanti in cui si è potuto mantenere un contatto con le donne sia utenti del cav che semplicemente interessante alle attività del Centro in cui si è affrontato con l’apporto di diverse figure professionali le tematiche della “dipendenza affettiva” – “attaccamento” – “ autostima”.
Era in programma l’evento sportivo “Run Together: corriamo insieme per le vie della città”, una passeggiata non competitiva di 6 km per manifestare insieme contro la violenza. La data prevista era del 22 marzo. Numerosi gli sponsor e i sostenitori dell’iniziativa. Il lockdown ha vietato lo svolgersi della manifestazione che è già completa nella sua organizzazione e attende solo l’autorizzazione allo svolgimento.
Era in programma, in collaborazione con il Consorzio Metropolis, un corso di formazione per operatrici nelle relazioni di cura che avrebbe dovuto incominciare il 24 aprile con docenti formatori che provenivano da ogni parte della Regione e del territorio nazionale, rinviato a settembre a causa delle restrizioni sugli spostamenti fra comuni e fra regioni.
Appena incominciata la fase 2 dell’emergenza sanitaria il Cav ha ripreso lentamente la frequentazione del cav a pieno regime.
Il bilancio di quest’anno di attività è senza dubbio positivo: il centro sin da subito è stato considerato il punto di riferimento di numerose donne che hanno espresso unanimemente la gioia di avere finalmente nel territorio una struttura idonea ad accogliere e a decodificare i loro bisogni e necessità, ed è stato un punto di riferimento importante per le donne vittime di violenza anche nel periodo critico della quarantena.
La proroga del contratto di gestione restituisce sicuramente un riscontro positivo dell’attività svolta e consente all’associazione Pandora di proseguire il percorso avviato con determinazione e grande responsabilità.
I numeri della violenza contro le donne della Regione Puglia – 2019
Sono stati da poco resi noti i dati dell’indagine annuale relativa alle donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza pugliesi nel 2019, che restituisce una fotografia della problematica . L’indagine è stata promossa dal Servizio Minori, Famiglie e Pari Opportunità, in collaborazione con tutti i centri antiviolenza pugliesi e con il supporto tecnico dell’ufficio Statistico della Regione Puglia.
In Puglia risultano operativi 27 centri antiviolenza, articolati sul territorio con 113 punti di accesso.
Le donne che si sono rivolte a un centro antiviolenza complessivamente risultano essere 2059, con un aumento di circa 309 donne rispetto all’anno 2018.
Il 65% delle donne si rivolge spontaneamente a un centro antiviolenza; nella parte restante, 35% dei casi, l’invio è fatto da parte di altri servizi, in particolare i Servizi Sociali e le Forze dell’Ordine. Nell’89,8% dei casi le donne sono di nazionalità italiana.
Così come rilevato nelle annualità precedenti, la violenza sulle donne risulta trasversale alle fasce di età, ai titoli di studio e alla condizione lavorativa, con incidenze superiori in età compresa fra i 30 e 49 anni (62,3%).
Le donne più esposte alla violenza risultano essere le coniugate (41,8%); seguono le donne nubili (22,6%) e le donne separate/divorziate (20,8%).Il titolo di studio prevalente è quello di scuola media superiore (40,7%); segue quello di scuola media inferiore (35,5%) e laurea (13,3%).
La mancanza di lavoro rimane anche nel 2019 una forte criticità: solo il 33,5% delle donne che subiscono violenza ha un’occupazione stabile a fronte del 44,8% di donne senza occupazione (casalinga o non occupata) e del 17,4% che ha un’occupazione precaria e quindi una fonte di reddito incerta.
Il 76,5% delle donne che ha subìto violenza ha figli, di questi il 62,1% è minorenne.
Tale dato non solo mostra con evidenza la correlazione esistente tra violenza domestica intra-familiare agita sulle donne e la violenza assistita da parte dei figli, ma sottolinea le gravi conseguenze legate, da un lato al trauma causato dalla violenza diretta o indiretta, dall’altro alla trasmissione alle giovani generazioni di modelli maschili violenti.
Anche il 2019 conferma come la violenza sia prevalentemente agita in famiglia.
Nel 86% dei casi, infatti gli autori della violenza sono prevalentemente il partner (includendo coniugi e conviventi) e l’ex partner.
Il “partner attuale” è l’autore di violenza nel 53,6% dei casi mentre gli “ex” continuano ad agire violenza, nonostante la chiusura del rapporto, nel 32,3% dei casi.
I familiari risultano autori della violenza per l’8,6% dei casi; i datori di lavoro/colleghi/conoscenti per il 4,2%; gli sconosciuti per meno dell’1%. Le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza spesso riferiscono di aver subito violenze multiple. Come già detto, le violenze sono per lo più agite da partner o ex partner, dirette ad esercitare forme di controllo e di sopraffazione. Accompagnano le violenze fisiche o sessuali quelle psicologica e/o di carattere economico. Anche nel 2019 la tipologia di violenza prevalente è quella fisica (49,3% con circa 4 punti percentuali superiori al 2018), seguita da quella psicologica (38,3%) e dallo stalking (5,6%).
Più della metà delle donne seguite dai CAV denuncia come seconda forma di violenza subita, la violenza psicologica (57,2%) e come terza tipologia la violenza economica (53,4%).
Su un totale di n. 2059 donne rivolte ai Cav nell’anno 2019, circa il 67%, un po’ meno di 1400 donne, iniziano un percorso di presa in carico.
Fra queste, il 52,3% sporge denuncia agli organi competenti, un dato in crescita di circa ben 6 punti percentuali rispetto al 2018 (46,5%) .
Questo dato testimonia l’importanza che il supporto fornito dai Centri antiviolenza riveste nel percorso di fuoruscita dalla violenza. Le donne sono più “pronte” a denunciare se non si sentono sole ma, anzi, adeguatamente sostenute e accompagnate.
La prima necessità delle donne che si rivolgono al centro è essere ascoltate e accolte con professionalità, empatia e senza giudizio.
Solo dopo la costruzione di una relazione positiva con le operatrici emerge nelle donne la consapevolezza che le porta ad esprimere anche altri bisogni. Nel 75% dei casi la prima priorità per le donne che si rivolgono al Cav è proprio il bisogno di ascolto che si distanzia da tutti gli altri bisogni se presi singolarmente.
Sommando invece le prime tre priorità espresse dalle donne, troviamo al primo posto il sostegno psicologico (89,7%), seguito dall’assistenza legale (60,7%) e dalla consulenza sociale e di orientamento (34,1%)
I Centri antiviolenza rispondono con delle prestazioni coerenti con le richieste appena descritte, operando in maniera integrata con i servizi territoriali competenti per alcuni interventi, quali ad esempio allontanamento e messa in sicurezza, sostegno economico e assistenza.
L’indagine contiene anche alcune anticipazioni su quello che è emerso quest’anno, nel periodo coincidente con l’emergenza Covid-19.
Si rileva che le difficoltà che le donne vivono, soprattutto in assenza di autonomia economica, si sono sicuramente acuite in questi mesi segnati dall’emergenza sanitaria da COVID19.
L’isolamento dettato dal lockdown della prima fase dell’emergenza e la convivenza forzata con i maltrattanti, ha avuto come effetto nel mese di marzo 2020 la significativa contrazione delle richieste di aiuto ai centri antiviolenza.
La convivenza forzosa ha condotto all’inasprirsi di tante situazioni, emerse in maniera esplosiva nel mese di aprile.
Se nel mese di marzo, rispetto al mese precedente, i centri antiviolenza hanno registrato un calo delle richieste di aiuto (- 37% di accessi, – 47% di prese in carico, – 14% di allontanamenti di urgenza).
Nel mese di aprile si è registrato un significativo cambio di passo rispetto a Marzo (+ 77% di accessi, + 82% di prese in carico, + 25% di allontanamenti di urgenza) ma anche rispetto al mese di febbraio (+ 12 %di accessi e + 7% di allontanamenti).